I LUOGHI DEL RICORDO: VIAGGIO TRA I LUOGHI DEDICATI ALLE VITTIME DI FIUME, DELL’ISTRIA E DELLA DALMAZIA IN EMILIA ROMAGNA

Questo sito è un work in progress per censire i “luoghi del ricordo”, i posti dove le pietre, il marmo, le parole parlano di una storia dolorosa, dimenticata, ma vera.

Di fronte a enormi pietre d’Istria nel cuore di Modena, a mani che si protendono verso il cielo circondate da filo spinato a San Lazzaro (Bologna) e un’enorme croce metallica (Ferrara), a una “biblioteca di pietra” a Rimini che ricorda scrittori, scrittrici, poeti giualiani, istriani e dalmati l’attenzione esce dal torpore e si fa delle
domande. Più avanti censirà i giardini e i parchi, le vie, le piazze e le rotonde, per rispondere ad una domanda: ricordiamo? Stiamo ricordando? Vogliamo ricordare quanto avvenne a Pola, a Zara, a Parenzo, a Rovigno, a Capodistria, a Fiume, a Spalato, a Lussino e a Cherso e a Veglia e in tanti luoghi in cui vivevano italiani che persero tutto, tranne il loro sentirsi italiani?

L’IMPORTANZA DELLA MEMORIA

Non è un buon momento per i monumenti. L’intransigenza religiosa in alcune regioni del mondo prima, la cancel culture più di recente, gli scarti ideologici da sempre, hanno provocato l’abbattimento di opere simboli del processo di ricostruzione del passato, dei suoi eroi e dei suoi miti, operato dal potere politico o religioso. Un monumento viene posato a memoria (dal latino monumentum, “ricordo”, da monère, “ricordare”), di un evento passato. Diversi gli intenti sottostanti l’opera: celebrativo, encomiastico, propagandistico, di pietas. A volte essi si integrano, a volte uno prevale sugli altri. Abbiamo ancora bisogno di memoria?

In Italia ovunque esiste un monumento, una lapide o un parco di commemorazione dei caduti della Grande Guerra. In molti casi questi sacrari hanno successivamente accolto anche la memoria dei caduti della Seconda Guerra Mondiale, militari o civili rimasti vittime dei bombardamenti. Questi monumenti sono talmente numerosi e diffusi capillarmente sul territorio italiano, che negli ultimi anni sono stati avviati diversi progetti di ricognizione e catalogazione. Vediamo dunque che c’è una continuità nel perpetrare la memoria di fatti eminenti della storia, soprattutto quando si ricordano fatti incisi nel profondo dolore delle comunità. La storia dei luoghi, dei monumenti, delle pietre che ricordano il sacrificio delle genti di Fiume, dell’Istria e della Dalmazia è, invece, ancora tutta da costruire. Troppo recente la consapevolezza del dramma avvenuto nelle terre dell’Adriatico orientale, la riscoperta di quella storia su cui ancora gravano luoghi comuni, si tramandano gravi imprecisioni, si accaniscono revisionismi, riduzionismi, giustificazionismi.

Eppure vent’anni fa, nel 2004, ci fu un momento che sembrò opportuno per emanare una legge su questi avvenimenti, la legge 92/2004 che istituiva il Giorno del Ricordo. Come tutte le leggi istitutive di giornate memoriali, la legge 92/2004 sottolinea il valore della Memoria. La memoria delle vittime, infatti, ha costituito il principale ancoraggio per evitare che svanisse il ricordo delle tragedie degli italiani della Venezia Giulia, Fiume e Zara e nel corso del ‘900, mentre le giornate memoriali svolgono anche la funzione di “risarcimento morale”, seppur sempre incompleto, alle vittime delle grandi tragedie collettive. A seguito di questa Legge è iniziata a riemergere la sofferenza delle popolazioni delle terre della frontiera orientale, si è creato un movimento d’interesse che ha portato diverse istituzioni a ritenere opportuno dare segnali concreti, visibili della riappropriazione di una storia caduta nell’oblio. Sono così stati intitolati alle principali città, Zara, Fiume, Pola, e alle regioni adriatiche dell’Istria e della Dalmazia piazze e vie, e ai Martiri delle foibe, ai Martiri dell’Istria e della Dalmazia, ai Martiri della strage di Vergarolla e a singole figure, in particolare Norma Cossetto, monumenti, cippi, giardini, parchi.

Fare il punto della situazione ci è sembrato utile, anche un logico proseguimento del progetto “Toscana: il piroscafo della fine e dell’inizio” (Viaggi della Memoria 2022), in cui erano state raccolte le testimonianze di diversi esuli oggi residenti in Emilia Romagna. Questa volta il progetto ha riguardato i luoghi del ricordo, partendo dai monumenti, dalle pietre e dai cippi. Dobbiamo constatare che, forse anche per la complessità di progettare tali installazioni e forse per una ridotta disponibilità economica, i monumenti dedicati alla storia delle terre dell’Adriatico orientale in Emilia Romagna sono un numero davvero esiguo. Tra Bologna, con San Lazzaro e Casalecchio, Modena, con Carpi e Sassuolo, Rimini, Ferrara, con Copparo il numero appare davvero modesto. Si aggiunga che spesso si tratta di opere promosse con notevole entusiasmo e cospicuo investimento di energie da varie associazioni di esuli o vicine al mondo degli esuli con il concorso delle amministrazioni locali. Questi dati suscitano numerose domande. Consapevoli che un monumento, un cippo, una pietra d’Istria sono segnali visibili e permanenti in un contesto pubblico, dalla forte valenza simbolica, si prende atto che in regione la committenza di opere a ricordo del dramma vissuto nelle terre di Fiume, dell’Istria e della Dalmazia è ancora rara.

Un enorme ringraziamento a Marino Segnan, fautore, durante la sua presidenza del Comitato di Bologna dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, del cippo di Bologna e del monumento di San Lazzaro, a Paolo Pani, presidente del Comitato di Modena dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, e promotore dei monumenti in pietra d’Istria e Modena, Carpi e Sassuolo, a Vittorio D’Augusta, artista che ha realizzato la Biblioteca di pietra sul molo di Rimini, a Raffaele Ghelfi promotore e progettista del monumento a Ferrara, il sindaco Massimo Bosso per il monumento a Casalecchio, il sindaco Fabrizio Pagnoni per il monumento a Copparo.